lunedì 28 gennaio 2008
venerdì 25 gennaio 2008
VI Riflesso
VII Delirio
giovedì 24 gennaio 2008
V Riflesso
Sono le 17:42, mercoledi 10 febbraio.
Un raggio di sole sta riscaldando il mio viso.
Sono seduta sul mio letto, immobile da più o meno 7 minuti.
Aspetto.
Non ho paura.
Quando il sole scomparirà dietro quel palazzo, Lui arriverà.
Lui arriva sempre, quando è buio.
"Eccomi, come promesso. Come ti senti?"
"Come mi sento? Mmh..."
Siede di fronte a me, nella penombra. Il chiodo, come sempre, conficcato nella Sua testa.
"Hai presente d'inverno, la notte, cammini tutto chiuso in te stesso, nei tuoi pensieri?
Beh, cammini col cappuccio tirato sulla faccia, per ripararti, e fissi la tua ombra che ti precede, dritta, davanti a te.
E all'improvviso, puff, al tuo fianco ne compare un'altra, di ombra dico, e pensi, ma come?, fino a un attimo fa la strada era deserta, e una paura insensata ti travolge.
Ti guardi intorno ma non c'è nessuno, solo un'altro fottutissimo lampione, alla tua destra, che ha creato un'altra tua ombra.
Ecco, in quel preciso momento... Si, insomma... Quello in cui capisci che..."
Mi guarda dritta negli occhi, e sorride. Non mi sarei mai aspettata che lui sorridesse. Non così, con un sorriso così, così... vero!
"Come un barabicchio, insomma!"
Un raggio di sole sta riscaldando il mio viso.
Sono seduta sul mio letto, immobile da più o meno 7 minuti.
Aspetto.
Non ho paura.
Quando il sole scomparirà dietro quel palazzo, Lui arriverà.
Lui arriva sempre, quando è buio.
"Eccomi, come promesso. Come ti senti?"
"Come mi sento? Mmh..."
Siede di fronte a me, nella penombra. Il chiodo, come sempre, conficcato nella Sua testa.
"Hai presente d'inverno, la notte, cammini tutto chiuso in te stesso, nei tuoi pensieri?
Beh, cammini col cappuccio tirato sulla faccia, per ripararti, e fissi la tua ombra che ti precede, dritta, davanti a te.
E all'improvviso, puff, al tuo fianco ne compare un'altra, di ombra dico, e pensi, ma come?, fino a un attimo fa la strada era deserta, e una paura insensata ti travolge.
Ti guardi intorno ma non c'è nessuno, solo un'altro fottutissimo lampione, alla tua destra, che ha creato un'altra tua ombra.
Ecco, in quel preciso momento... Si, insomma... Quello in cui capisci che..."
Mi guarda dritta negli occhi, e sorride. Non mi sarei mai aspettata che lui sorridesse. Non così, con un sorriso così, così... vero!
"Come un barabicchio, insomma!"
domenica 20 gennaio 2008
venerdì 18 gennaio 2008
VI Favola
"Ma cosa vedo qui?" disse il vecchio scoiattolo raccontafavole.
"Un orsacchiotto di pezza, un leone anche lui di pezza e una pecora. La pecora dei pink floyd per l'esattezza".
I tre si guardarono in giro spaesati.
Erano arrivati alle porte dell'alba ormai da qualche ora, non che il tempo avesse qualche importanza nel luogo in cui erano, ed erano stanchi di camminare.
"Sedetevi pure qui, riposatevi e rifocillatevi. Prima di attraversare i cancelli dell'alba dovrete ascoltare la mia storia".
"WOW" esclamò Michelleorsodipezza sedendosi.
"WOW" esclamò Martino il leoncino sedendosi.
"Mi sembra solo uno stupido pretesto di Colui che controlla le nostre vite per legare la storia che tu, vecchio scoiattolo, ci racconterai, alla nostra" disse la pecora.
"Pecora dei pink floyd, smettila subito di dire queste cose e porta un po di rispetto!" lo sgridò Martino il leoncino.
"Beeeehhhh" beehhlò la pecora sdraiandosi stizzita a terra.
"Opperbacco, che pubblico difficile che abbiamo oggi. Cominciamo!"
L'Uomo che Spegneva i Lampioni
Era un uomo mite e saggio.
E di mestiere spegneva i lampioni.
Li spegneva soltanto.
Qualcun'altro poi avrebbe provveduto a riaccenderli quando sarebbe stato il momento.
Ma non li spegneva, come un fedele lettore del blog ha ironizzato quando ha saputo che stavo scrivendo questo racconto, con un peto.
No, cari bambini.
Per spegnerli, semplicemente, urlava.
I primi giorni urlava "spegniti, lampione!!" o cose del genere, ma poi capì che bastava urlare qualunque cosa che i lampioni si spegnevano lo stesso.
Mica erano intelligenti, loro.
Almeno non quanto voi, cari e fedeli lettori.
Ma tornando a noi, cari bambini, PIPpipi, questo era il suo nome, si svegliava tutte le notti poco prima dell'alba e cominciava il suo giro di spegnimento lampioni.
A volte urlava ancora, dopo tutti quegli anni, "spegniti lampione!", altre volte quello che gli passava per la testa in quel preciso istante, come "barabicchio!!!!" o "guarda un canguro!!!".
Comunque, come potrete ben immaginare, PIPpipi non era molto amato dagli abitanti del suo villaggio.
D'altronde, chi mai amerebbe qualcuno che all'alba, tutti i santi giorni, passa davanti a casa vostra e urla "spegniti canguro!!"?
Beh, sta il fatto che oltre a essere odiato da tutto il villaggio, non era per niente un lavoro adatto al suo temperamento.
Provate voi a essere un uomo mite e saggio e ad avere come lavoro quello di spegnere i lampioni urlando.
I tre amici se ne andarono, con le menti piu confuse di prima...
"Un orsacchiotto di pezza, un leone anche lui di pezza e una pecora. La pecora dei pink floyd per l'esattezza".
I tre si guardarono in giro spaesati.
Erano arrivati alle porte dell'alba ormai da qualche ora, non che il tempo avesse qualche importanza nel luogo in cui erano, ed erano stanchi di camminare.
"Sedetevi pure qui, riposatevi e rifocillatevi. Prima di attraversare i cancelli dell'alba dovrete ascoltare la mia storia".
"WOW" esclamò Michelleorsodipezza sedendosi.
"WOW" esclamò Martino il leoncino sedendosi.
"Mi sembra solo uno stupido pretesto di Colui che controlla le nostre vite per legare la storia che tu, vecchio scoiattolo, ci racconterai, alla nostra" disse la pecora.
"Pecora dei pink floyd, smettila subito di dire queste cose e porta un po di rispetto!" lo sgridò Martino il leoncino.
"Beeeehhhh" beehhlò la pecora sdraiandosi stizzita a terra.
"Opperbacco, che pubblico difficile che abbiamo oggi. Cominciamo!"
L'Uomo che Spegneva i Lampioni
Era un uomo mite e saggio.
E di mestiere spegneva i lampioni.
Li spegneva soltanto.
Qualcun'altro poi avrebbe provveduto a riaccenderli quando sarebbe stato il momento.
Ma non li spegneva, come un fedele lettore del blog ha ironizzato quando ha saputo che stavo scrivendo questo racconto, con un peto.
No, cari bambini.
Per spegnerli, semplicemente, urlava.
I primi giorni urlava "spegniti, lampione!!" o cose del genere, ma poi capì che bastava urlare qualunque cosa che i lampioni si spegnevano lo stesso.
Mica erano intelligenti, loro.
Almeno non quanto voi, cari e fedeli lettori.
Ma tornando a noi, cari bambini, PIPpipi, questo era il suo nome, si svegliava tutte le notti poco prima dell'alba e cominciava il suo giro di spegnimento lampioni.
A volte urlava ancora, dopo tutti quegli anni, "spegniti lampione!", altre volte quello che gli passava per la testa in quel preciso istante, come "barabicchio!!!!" o "guarda un canguro!!!".
Comunque, come potrete ben immaginare, PIPpipi non era molto amato dagli abitanti del suo villaggio.
D'altronde, chi mai amerebbe qualcuno che all'alba, tutti i santi giorni, passa davanti a casa vostra e urla "spegniti canguro!!"?
Beh, sta il fatto che oltre a essere odiato da tutto il villaggio, non era per niente un lavoro adatto al suo temperamento.
Provate voi a essere un uomo mite e saggio e ad avere come lavoro quello di spegnere i lampioni urlando.
I tre amici se ne andarono, con le menti piu confuse di prima...
giovedì 17 gennaio 2008
V Favola
Continuarono il loro cammino lasciandosi alle spalle il fiume luccicoso e benpresto arrivarono alle porte dell'alba.
"Questa storia mi pare di averla gia sentita" disse Michelleorsodipezza.
"Certo che l'hai gia sentita Michelleorsodipezza, è la I Favola" ribattè Martino il leoncino.
"Io l'unica cosa che sento ora come ora è un forte bruciore al culo" beeeehhhlò la pecora dei Pink Floyd.
"Ma perchè devi sempre essere così volgare e dissacrante verso tutto ciò che ti circonda?" scattò Martino il leoncino.
"Beeehhh" replicò sarcastica la pecora dei Pink Floyd.
"E ora che si fa?" disse una voce che poteva provenire da uno qualunque dei 3 che tanto lo svolgimento della storia non sarebbe cambiato.
Continua...
IV Favola
E fu solo perchè quel pomeriggio non avevo voglia di lavorare che Michelleorsodipezza, Martino il leoncino e la pecora dei Pink Floyd si ritrovarono a vivere una stupenda avventura lungo il fiume luccicoso...
"Guarda quanti pesci!!!" disse Martino il leoncino.
"Acciderbolina, quello è proprio bello!!!" aggiunse Michelleorsodipezza.
"Beeeeeehhh" imprecò la pecora mentre un pesce pagliaccio le sfondava il culo.
Continua...
"Guarda quanti pesci!!!" disse Martino il leoncino.
"Acciderbolina, quello è proprio bello!!!" aggiunse Michelleorsodipezza.
"Beeeeeehhh" imprecò la pecora mentre un pesce pagliaccio le sfondava il culo.
Continua...
domenica 13 gennaio 2008
giovedì 10 gennaio 2008
V Delirio
Qualche notte fa ho fatto un sogno.
Era stupendamente delirante.
Un sogno insomma.
Ricordo che mi sono svegliato e ho pensato: "questo sarebbe perfetto da mettere sul blog...".
Però alla mattina non ricordavo piu nulla, neanche di averlo avuto, quel sogno.
Il pomeriggio ho trovato per caso alcune parole che mi ero scritto, a quanto pare prima di riaddormentarmi, sul cellulare, in modo che al risveglio, collegandole fra di loro, mi fossi ricordato il sogno.
Scrivo quindi qui di seguito il contenuto di quel messaggio, lasciando a voi il piacere di riunire le parole e darvi il senso che più vi piace.
Fumare e pipì vasca da bagno birreria.
martedì 8 gennaio 2008
lunedì 7 gennaio 2008
III Favola
Vedeva le persone.
Non come tutti noi.
Le vedeva come sono veramente.
Alcune le vedeva come se fossero angeli sprofondati nelle loro ali dorate.
Altre come mostri perfidi e malvagi delle vecchie fiabe.
Ma non è che le persone buone o pure le vedesse in un modo e le cattive in un altro, come ci si potrebbe logicamente aspettare da una favola con un inizio di questo tipo.
Dipendeva, molto semplicemente, da come alla mattina, quando si svegliava, le giravano i coglioni.
domenica 6 gennaio 2008
II Favola
Chiara è seduta sul suo letto.
Di fianco a lei, sulla parete, una macchia di umidità.
Guarda dritto davanti a se, senza abbassare lo sguardo. Sbatte le palpebre, una, due volte.
"Perchè ho come la sensazione che sia gia tutto finito?"
Silenzio.
"Pluff" risponde l'uomo davanti a lei "questo è il suono che fa un sasso quando cade nell'acqua".
E' solo in quel momento che Chiara si accorge dell'enorme chiodo conficcato nella testa di lui.
La mano si muove istintivamente verso la nuca.
Spalanca la bocca, come per gridare, quando sente qualcosa di freddo e metallico a contatto con le dita.
Spalanca la bocca, ma non esce ciò che si aspetta.
Spalanca la bocca, come per gridare, ma quello che esce non è un urlo.
Assomiglia più a un peto. Un enorme peto.
Il suo interlocutore intanto è scomparso, e al suo posto ora c'è un enorme corvo nero, grosso come un vitello, completamente nero, che la fissa, muto.
Dal suo becco spuntano denti, come quelli di un bambino.
"Mi hai chiamato, eccomi" gracchia il vitellocorvo completamente nero coi denti da bambino.
"E tu chi diavolo saresti?" geme lei, rannicchiandosi sul letto.
Il vitellocorvo la fissa, immobile. Apre il becco, poi lo richiude.
"Il chiodo nella tua testa".
Di fianco a lei, sulla parete, una macchia di umidità.
Guarda dritto davanti a se, senza abbassare lo sguardo. Sbatte le palpebre, una, due volte.
"Perchè ho come la sensazione che sia gia tutto finito?"
Silenzio.
"Pluff" risponde l'uomo davanti a lei "questo è il suono che fa un sasso quando cade nell'acqua".
E' solo in quel momento che Chiara si accorge dell'enorme chiodo conficcato nella testa di lui.
La mano si muove istintivamente verso la nuca.
Spalanca la bocca, come per gridare, quando sente qualcosa di freddo e metallico a contatto con le dita.
Spalanca la bocca, ma non esce ciò che si aspetta.
Spalanca la bocca, come per gridare, ma quello che esce non è un urlo.
Assomiglia più a un peto. Un enorme peto.
Il suo interlocutore intanto è scomparso, e al suo posto ora c'è un enorme corvo nero, grosso come un vitello, completamente nero, che la fissa, muto.
Dal suo becco spuntano denti, come quelli di un bambino.
"Mi hai chiamato, eccomi" gracchia il vitellocorvo completamente nero coi denti da bambino.
"E tu chi diavolo saresti?" geme lei, rannicchiandosi sul letto.
Il vitellocorvo la fissa, immobile. Apre il becco, poi lo richiude.
"Il chiodo nella tua testa".
sabato 5 gennaio 2008
I Delirio
venerdì 4 gennaio 2008
I Riflesso
Guardava il fumo levarsi, lento.
Aspettava che si spegnesse da sola. Non voleva calpestarla.
Decise che, quando la brace si fosse spenta e il fumo cessato, ecco, quello sarebbe stato il momento.
Non poteva attendere ancora.
"Potrei accendermi un'altra sigaretta intanto che aspetto, ma poi anche questa finirebbe... e non avrei il coraggio di spegnerla e la osserverei consumarsi pian piano e sarei di nuovo da capo..."
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