Suonava una vecchia chitarra color ciliegia su un palco di assi marce sporche di alcol e vomito.
Era bellissima.
Ma di una bellezza non volgare o sporca, no, ma di una semplicità unica, pura.
A vederla desideravi prenderla nel palmo di una mano, e, proteggendola con l'altra, portarla in un luogo sicuro - esiste un luogo sicuro? - e lì contemplarla senza mai toccarla o sfiorarla per il resto dei tuoi giorni in uno stato infinito di malinconia felice...
venerdì 22 febbraio 2008
IX Riflesso
mercoledì 20 febbraio 2008
XI Delirio
Gippy giocherella contento nel prato davanti a casa quando, all'improvviso, gli compare davanti un buffo ometto con uno strano cappello e dei guanti gialli.
"Ciao" dice Gippy.
":)" risponde il buffo ometto.
"Scusa?"
":)"
"Ah, mi pareva... Noto una certa incomunicabilità fra me, che sono un cane, e tu, buffo ometto con uno strano cappello e i guanti gialli"
":I"
"Cos'è, ti sarai mica offeso?"
":)"
"Comincio leggermente a sentirmi preso per il culo"
":P"
"Giuro che se non la smetti ti salto alla gola e ti uccido"
":("
"Guarda che lo faccio..."
":O"
"..."
Gippy salta alla gola del buffo ometto, ma costui alza il braccio sinistro in difesa e Gippy pensa "Mòh che faccio?" e azzanna il braccio.
Si sente un rumore come di lamiera pestata e, mentre il cane stringe forte il braccio, ZAC ZAC, un vecchio rasoio da barba sgozza il povero Gippy che cade per terra in un mare di sangue.
Il buffo ometto guarda il cane agonizzare per terra, toglie il pezzo di una vecchia grondaia che ha raccolto poco prima dalla manica della giacca e sussurra: ":b...".
Chi ha orecchie per intendere intenda...
"Ciao" dice Gippy.
":)" risponde il buffo ometto.
"Scusa?"
":)"
"Ah, mi pareva... Noto una certa incomunicabilità fra me, che sono un cane, e tu, buffo ometto con uno strano cappello e i guanti gialli"
":I"
"Cos'è, ti sarai mica offeso?"
":)"
"Comincio leggermente a sentirmi preso per il culo"
":P"
"Giuro che se non la smetti ti salto alla gola e ti uccido"
":("
"Guarda che lo faccio..."
":O"
"..."
Gippy salta alla gola del buffo ometto, ma costui alza il braccio sinistro in difesa e Gippy pensa "Mòh che faccio?" e azzanna il braccio.
Si sente un rumore come di lamiera pestata e, mentre il cane stringe forte il braccio, ZAC ZAC, un vecchio rasoio da barba sgozza il povero Gippy che cade per terra in un mare di sangue.
Il buffo ometto guarda il cane agonizzare per terra, toglie il pezzo di una vecchia grondaia che ha raccolto poco prima dalla manica della giacca e sussurra: ":b...".
Chi ha orecchie per intendere intenda...
sabato 16 febbraio 2008
X Delirio
Il delirio si impossessò di lui il quarto giorno.
Prese una moneta da 5 pence e si mise a giocherellare facendola passare da un dito all'altro.
Prima fra l'indice e il medio, poi fra il medio e l'anulare, infine fra l'anulare e il mignolo e di nuovo da capo.
Quando l'elefante entrò nella stanza tutto ciò che pensò e poi disse, dopo alcuni secondi che il pensiero gli rimbalzava nella testa, fù: "Vè vè un aeroplano!!"
Poi, soddisfatto del suo pensiero, si accovacciò per terra e chiuse gli occhi.
Prese una moneta da 5 pence e si mise a giocherellare facendola passare da un dito all'altro.
Prima fra l'indice e il medio, poi fra il medio e l'anulare, infine fra l'anulare e il mignolo e di nuovo da capo.
Quando l'elefante entrò nella stanza tutto ciò che pensò e poi disse, dopo alcuni secondi che il pensiero gli rimbalzava nella testa, fù: "Vè vè un aeroplano!!"
Poi, soddisfatto del suo pensiero, si accovacciò per terra e chiuse gli occhi.
sabato 9 febbraio 2008
VIII Riflesso
"Vedi, io penso sia una cosa tipo... mmh... hai presente appena prima di addormentarti, tutti quei pensieri scollegati che si fanno, senza ne capo ne coda?
Beh, a volte finisci nel bel mezzo di discussioni immaginarie, e tu vedi solo questa persona che parla senza dire nulla, cioè, stà parlando, STATE parlando, parole e frasi di senso compiuto escono dalla tua e dalla sua bocca, solo che non riesci ad afferrarne il senso, capisci?
A volte capita anche che tu faccia una domanda di cui non conosci la risposta, di cui VUOI sapere la risposta, e l'altro ti risponde, ma davvero, NON RIESCI ad afferrare il senso di cio che dice.
Ma a te interessa DAVVERO tutto quello, ci sei fin qui?, vuoi DAVVERO sapere la risposta a quella domanda, ed è allora che succede, che ti concentri così tanto, vuoi COSI' TANTO quella risposta, che ti svegli, e realizzi che QUELLA risposta non arriverà MAI, o almeno non da quel sogno, perche è il TUO cervello che ha prodotto tutto questo, e se TU non sai la risposta neanche il tuo SOGNO la può conoscere..."
"E' tutta una questione di luce. Vedi, da qui sembra neve."
VII Riflesso
sabato 2 febbraio 2008
IX Delirio
C'era una volta un bambino di nome Lucy, "dalla dubbia sessualità!" direte voi, "ebbene si" risponderò io quando ne avrò voglia, ma per il momento un "No, zitti!" è tutto quello che riceverete.
"Tu e quale esercito?" rispose la madre la prima volta che Lucy le chiese se poteva comprare un motorino.
Abbattuto da quella risposta per niente piacevole e quantomeno fuoriluogo, Lucy prese carta e penna e, buttata via la carta, si infilò la penna nel braccio e provò a volare.
Per fortuna abitava al piano terra così la madre lo prese a sberle cosi forte che le uscì il sangue dal naso (a lei, non a lui) (lo so che c'era scritto LE usci il sange dal naso, ma nn si sa mai...), il sangue fu assorbito dal piano terra e nacquerò delle stupende orchidee viola.
Nel frattempo un picchio che da grande voleva fare il pompiere depose le uova (non le sue, quelle che aveva preso al supermarket in sconto) su un albero nel giardino di Lucy, poi se ne andò a fare shopping da Denny Rose.
I maiali mangiarono i fiori e le uova, ma quest'ultime si schiusero all'interno delle pancie dei maiali e nacquero favolosi fuochi artificiali color giallo che esplodono come ragni attraverso le stelle e nel mezzo si vede la luce azzurra dello scoppio centrale e tutti fanno Oooohhh!, pesciolini rossi e daltonici, draghi con un complesso di senilità e anche un simpatico cagnolino di nome Gippy.
"Ciao Gippy" disse la volpe infuocata un attimo prima che l'uomo del kung-fu la prendesse a calci nel culo per provare a spegnerla.
"Cavalcheremo stanotte!" disse l'oliva nel martini, "cavalcheremo cavalli fantasma...", poi morì, infilzata da uno stuzzicadenti che portava in testa una bandierina boliviana per niente fashion.
A chi indovinerà titolo della canzone, nome del gruppo e nome dell'album in cui questo gruppo ha messo questa canzone, insomma, chi indovinerà cosa stavo ascoltando mentre ho concepito questa porcata atroce, in omaggio un leccalecca che quando finisce dal bastoncino escono pesci che mangiano il cervello e un palloncino di Kermit la rana che beve una cedrata tassoni.
"Tu e quale esercito?" rispose la madre la prima volta che Lucy le chiese se poteva comprare un motorino.
Abbattuto da quella risposta per niente piacevole e quantomeno fuoriluogo, Lucy prese carta e penna e, buttata via la carta, si infilò la penna nel braccio e provò a volare.
Per fortuna abitava al piano terra così la madre lo prese a sberle cosi forte che le uscì il sangue dal naso (a lei, non a lui) (lo so che c'era scritto LE usci il sange dal naso, ma nn si sa mai...), il sangue fu assorbito dal piano terra e nacquerò delle stupende orchidee viola.
Nel frattempo un picchio che da grande voleva fare il pompiere depose le uova (non le sue, quelle che aveva preso al supermarket in sconto) su un albero nel giardino di Lucy, poi se ne andò a fare shopping da Denny Rose.
I maiali mangiarono i fiori e le uova, ma quest'ultime si schiusero all'interno delle pancie dei maiali e nacquero favolosi fuochi artificiali color giallo che esplodono come ragni attraverso le stelle e nel mezzo si vede la luce azzurra dello scoppio centrale e tutti fanno Oooohhh!, pesciolini rossi e daltonici, draghi con un complesso di senilità e anche un simpatico cagnolino di nome Gippy.
"Ciao Gippy" disse la volpe infuocata un attimo prima che l'uomo del kung-fu la prendesse a calci nel culo per provare a spegnerla.
"Cavalcheremo stanotte!" disse l'oliva nel martini, "cavalcheremo cavalli fantasma...", poi morì, infilzata da uno stuzzicadenti che portava in testa una bandierina boliviana per niente fashion.
A chi indovinerà titolo della canzone, nome del gruppo e nome dell'album in cui questo gruppo ha messo questa canzone, insomma, chi indovinerà cosa stavo ascoltando mentre ho concepito questa porcata atroce, in omaggio un leccalecca che quando finisce dal bastoncino escono pesci che mangiano il cervello e un palloncino di Kermit la rana che beve una cedrata tassoni.
VIII Delirio
Gli occhi.
C'era qualcosa di immensamente bello nei suoi occhi.
E anche qualcosa di strano.
Nei suoi occhi c'era qualcosa di immensamente bello e anche qualcosa di strano.
E sorrideva.
MI sorrideva.
Era seduto in disparte, solo, un bicchiere giallognolo sul tavolo.
E nella sua mano, una sigaretta fumava, lenta, il pacchetto di pall mall a fianco del bicchiere.
Alle sue spalle un immenso acquario.
Ogni volta che un pesce passava alle sue spalle sembrava che entrasse nella sua testa, prendesse un piccolo pezzetto di cervello, e se ne tornasse a uscire.
La polizia lo portò via poco dopo la mezzanotte.
Tutto ciò che disse fu: "Il conto, per favore!"
Poi raccolse i pezzetti del suo cervello dall'acquario, se li infilò nell'orecchio e si lasciò condurre via.
C'era qualcosa di immensamente bello nei suoi occhi.
E anche qualcosa di strano.
Nei suoi occhi c'era qualcosa di immensamente bello e anche qualcosa di strano.
E sorrideva.
MI sorrideva.
Era seduto in disparte, solo, un bicchiere giallognolo sul tavolo.
E nella sua mano, una sigaretta fumava, lenta, il pacchetto di pall mall a fianco del bicchiere.
Alle sue spalle un immenso acquario.
Ogni volta che un pesce passava alle sue spalle sembrava che entrasse nella sua testa, prendesse un piccolo pezzetto di cervello, e se ne tornasse a uscire.
La polizia lo portò via poco dopo la mezzanotte.
Tutto ciò che disse fu: "Il conto, per favore!"
Poi raccolse i pezzetti del suo cervello dall'acquario, se li infilò nell'orecchio e si lasciò condurre via.
lunedì 28 gennaio 2008
venerdì 25 gennaio 2008
VI Riflesso
VII Delirio
giovedì 24 gennaio 2008
V Riflesso
Sono le 17:42, mercoledi 10 febbraio.
Un raggio di sole sta riscaldando il mio viso.
Sono seduta sul mio letto, immobile da più o meno 7 minuti.
Aspetto.
Non ho paura.
Quando il sole scomparirà dietro quel palazzo, Lui arriverà.
Lui arriva sempre, quando è buio.
"Eccomi, come promesso. Come ti senti?"
"Come mi sento? Mmh..."
Siede di fronte a me, nella penombra. Il chiodo, come sempre, conficcato nella Sua testa.
"Hai presente d'inverno, la notte, cammini tutto chiuso in te stesso, nei tuoi pensieri?
Beh, cammini col cappuccio tirato sulla faccia, per ripararti, e fissi la tua ombra che ti precede, dritta, davanti a te.
E all'improvviso, puff, al tuo fianco ne compare un'altra, di ombra dico, e pensi, ma come?, fino a un attimo fa la strada era deserta, e una paura insensata ti travolge.
Ti guardi intorno ma non c'è nessuno, solo un'altro fottutissimo lampione, alla tua destra, che ha creato un'altra tua ombra.
Ecco, in quel preciso momento... Si, insomma... Quello in cui capisci che..."
Mi guarda dritta negli occhi, e sorride. Non mi sarei mai aspettata che lui sorridesse. Non così, con un sorriso così, così... vero!
"Come un barabicchio, insomma!"
Un raggio di sole sta riscaldando il mio viso.
Sono seduta sul mio letto, immobile da più o meno 7 minuti.
Aspetto.
Non ho paura.
Quando il sole scomparirà dietro quel palazzo, Lui arriverà.
Lui arriva sempre, quando è buio.
"Eccomi, come promesso. Come ti senti?"
"Come mi sento? Mmh..."
Siede di fronte a me, nella penombra. Il chiodo, come sempre, conficcato nella Sua testa.
"Hai presente d'inverno, la notte, cammini tutto chiuso in te stesso, nei tuoi pensieri?
Beh, cammini col cappuccio tirato sulla faccia, per ripararti, e fissi la tua ombra che ti precede, dritta, davanti a te.
E all'improvviso, puff, al tuo fianco ne compare un'altra, di ombra dico, e pensi, ma come?, fino a un attimo fa la strada era deserta, e una paura insensata ti travolge.
Ti guardi intorno ma non c'è nessuno, solo un'altro fottutissimo lampione, alla tua destra, che ha creato un'altra tua ombra.
Ecco, in quel preciso momento... Si, insomma... Quello in cui capisci che..."
Mi guarda dritta negli occhi, e sorride. Non mi sarei mai aspettata che lui sorridesse. Non così, con un sorriso così, così... vero!
"Come un barabicchio, insomma!"
domenica 20 gennaio 2008
venerdì 18 gennaio 2008
VI Favola
"Ma cosa vedo qui?" disse il vecchio scoiattolo raccontafavole.
"Un orsacchiotto di pezza, un leone anche lui di pezza e una pecora. La pecora dei pink floyd per l'esattezza".
I tre si guardarono in giro spaesati.
Erano arrivati alle porte dell'alba ormai da qualche ora, non che il tempo avesse qualche importanza nel luogo in cui erano, ed erano stanchi di camminare.
"Sedetevi pure qui, riposatevi e rifocillatevi. Prima di attraversare i cancelli dell'alba dovrete ascoltare la mia storia".
"WOW" esclamò Michelleorsodipezza sedendosi.
"WOW" esclamò Martino il leoncino sedendosi.
"Mi sembra solo uno stupido pretesto di Colui che controlla le nostre vite per legare la storia che tu, vecchio scoiattolo, ci racconterai, alla nostra" disse la pecora.
"Pecora dei pink floyd, smettila subito di dire queste cose e porta un po di rispetto!" lo sgridò Martino il leoncino.
"Beeeehhhh" beehhlò la pecora sdraiandosi stizzita a terra.
"Opperbacco, che pubblico difficile che abbiamo oggi. Cominciamo!"
L'Uomo che Spegneva i Lampioni
Era un uomo mite e saggio.
E di mestiere spegneva i lampioni.
Li spegneva soltanto.
Qualcun'altro poi avrebbe provveduto a riaccenderli quando sarebbe stato il momento.
Ma non li spegneva, come un fedele lettore del blog ha ironizzato quando ha saputo che stavo scrivendo questo racconto, con un peto.
No, cari bambini.
Per spegnerli, semplicemente, urlava.
I primi giorni urlava "spegniti, lampione!!" o cose del genere, ma poi capì che bastava urlare qualunque cosa che i lampioni si spegnevano lo stesso.
Mica erano intelligenti, loro.
Almeno non quanto voi, cari e fedeli lettori.
Ma tornando a noi, cari bambini, PIPpipi, questo era il suo nome, si svegliava tutte le notti poco prima dell'alba e cominciava il suo giro di spegnimento lampioni.
A volte urlava ancora, dopo tutti quegli anni, "spegniti lampione!", altre volte quello che gli passava per la testa in quel preciso istante, come "barabicchio!!!!" o "guarda un canguro!!!".
Comunque, come potrete ben immaginare, PIPpipi non era molto amato dagli abitanti del suo villaggio.
D'altronde, chi mai amerebbe qualcuno che all'alba, tutti i santi giorni, passa davanti a casa vostra e urla "spegniti canguro!!"?
Beh, sta il fatto che oltre a essere odiato da tutto il villaggio, non era per niente un lavoro adatto al suo temperamento.
Provate voi a essere un uomo mite e saggio e ad avere come lavoro quello di spegnere i lampioni urlando.
I tre amici se ne andarono, con le menti piu confuse di prima...
"Un orsacchiotto di pezza, un leone anche lui di pezza e una pecora. La pecora dei pink floyd per l'esattezza".
I tre si guardarono in giro spaesati.
Erano arrivati alle porte dell'alba ormai da qualche ora, non che il tempo avesse qualche importanza nel luogo in cui erano, ed erano stanchi di camminare.
"Sedetevi pure qui, riposatevi e rifocillatevi. Prima di attraversare i cancelli dell'alba dovrete ascoltare la mia storia".
"WOW" esclamò Michelleorsodipezza sedendosi.
"WOW" esclamò Martino il leoncino sedendosi.
"Mi sembra solo uno stupido pretesto di Colui che controlla le nostre vite per legare la storia che tu, vecchio scoiattolo, ci racconterai, alla nostra" disse la pecora.
"Pecora dei pink floyd, smettila subito di dire queste cose e porta un po di rispetto!" lo sgridò Martino il leoncino.
"Beeeehhhh" beehhlò la pecora sdraiandosi stizzita a terra.
"Opperbacco, che pubblico difficile che abbiamo oggi. Cominciamo!"
L'Uomo che Spegneva i Lampioni
Era un uomo mite e saggio.
E di mestiere spegneva i lampioni.
Li spegneva soltanto.
Qualcun'altro poi avrebbe provveduto a riaccenderli quando sarebbe stato il momento.
Ma non li spegneva, come un fedele lettore del blog ha ironizzato quando ha saputo che stavo scrivendo questo racconto, con un peto.
No, cari bambini.
Per spegnerli, semplicemente, urlava.
I primi giorni urlava "spegniti, lampione!!" o cose del genere, ma poi capì che bastava urlare qualunque cosa che i lampioni si spegnevano lo stesso.
Mica erano intelligenti, loro.
Almeno non quanto voi, cari e fedeli lettori.
Ma tornando a noi, cari bambini, PIPpipi, questo era il suo nome, si svegliava tutte le notti poco prima dell'alba e cominciava il suo giro di spegnimento lampioni.
A volte urlava ancora, dopo tutti quegli anni, "spegniti lampione!", altre volte quello che gli passava per la testa in quel preciso istante, come "barabicchio!!!!" o "guarda un canguro!!!".
Comunque, come potrete ben immaginare, PIPpipi non era molto amato dagli abitanti del suo villaggio.
D'altronde, chi mai amerebbe qualcuno che all'alba, tutti i santi giorni, passa davanti a casa vostra e urla "spegniti canguro!!"?
Beh, sta il fatto che oltre a essere odiato da tutto il villaggio, non era per niente un lavoro adatto al suo temperamento.
Provate voi a essere un uomo mite e saggio e ad avere come lavoro quello di spegnere i lampioni urlando.
I tre amici se ne andarono, con le menti piu confuse di prima...
giovedì 17 gennaio 2008
V Favola
Continuarono il loro cammino lasciandosi alle spalle il fiume luccicoso e benpresto arrivarono alle porte dell'alba.
"Questa storia mi pare di averla gia sentita" disse Michelleorsodipezza.
"Certo che l'hai gia sentita Michelleorsodipezza, è la I Favola" ribattè Martino il leoncino.
"Io l'unica cosa che sento ora come ora è un forte bruciore al culo" beeeehhhlò la pecora dei Pink Floyd.
"Ma perchè devi sempre essere così volgare e dissacrante verso tutto ciò che ti circonda?" scattò Martino il leoncino.
"Beeehhh" replicò sarcastica la pecora dei Pink Floyd.
"E ora che si fa?" disse una voce che poteva provenire da uno qualunque dei 3 che tanto lo svolgimento della storia non sarebbe cambiato.
Continua...
IV Favola
E fu solo perchè quel pomeriggio non avevo voglia di lavorare che Michelleorsodipezza, Martino il leoncino e la pecora dei Pink Floyd si ritrovarono a vivere una stupenda avventura lungo il fiume luccicoso...
"Guarda quanti pesci!!!" disse Martino il leoncino.
"Acciderbolina, quello è proprio bello!!!" aggiunse Michelleorsodipezza.
"Beeeeeehhh" imprecò la pecora mentre un pesce pagliaccio le sfondava il culo.
Continua...
"Guarda quanti pesci!!!" disse Martino il leoncino.
"Acciderbolina, quello è proprio bello!!!" aggiunse Michelleorsodipezza.
"Beeeeeehhh" imprecò la pecora mentre un pesce pagliaccio le sfondava il culo.
Continua...
domenica 13 gennaio 2008
giovedì 10 gennaio 2008
V Delirio
Qualche notte fa ho fatto un sogno.
Era stupendamente delirante.
Un sogno insomma.
Ricordo che mi sono svegliato e ho pensato: "questo sarebbe perfetto da mettere sul blog...".
Però alla mattina non ricordavo piu nulla, neanche di averlo avuto, quel sogno.
Il pomeriggio ho trovato per caso alcune parole che mi ero scritto, a quanto pare prima di riaddormentarmi, sul cellulare, in modo che al risveglio, collegandole fra di loro, mi fossi ricordato il sogno.
Scrivo quindi qui di seguito il contenuto di quel messaggio, lasciando a voi il piacere di riunire le parole e darvi il senso che più vi piace.
Fumare e pipì vasca da bagno birreria.
martedì 8 gennaio 2008
lunedì 7 gennaio 2008
III Favola
Vedeva le persone.
Non come tutti noi.
Le vedeva come sono veramente.
Alcune le vedeva come se fossero angeli sprofondati nelle loro ali dorate.
Altre come mostri perfidi e malvagi delle vecchie fiabe.
Ma non è che le persone buone o pure le vedesse in un modo e le cattive in un altro, come ci si potrebbe logicamente aspettare da una favola con un inizio di questo tipo.
Dipendeva, molto semplicemente, da come alla mattina, quando si svegliava, le giravano i coglioni.
domenica 6 gennaio 2008
II Favola
Chiara è seduta sul suo letto.
Di fianco a lei, sulla parete, una macchia di umidità.
Guarda dritto davanti a se, senza abbassare lo sguardo. Sbatte le palpebre, una, due volte.
"Perchè ho come la sensazione che sia gia tutto finito?"
Silenzio.
"Pluff" risponde l'uomo davanti a lei "questo è il suono che fa un sasso quando cade nell'acqua".
E' solo in quel momento che Chiara si accorge dell'enorme chiodo conficcato nella testa di lui.
La mano si muove istintivamente verso la nuca.
Spalanca la bocca, come per gridare, quando sente qualcosa di freddo e metallico a contatto con le dita.
Spalanca la bocca, ma non esce ciò che si aspetta.
Spalanca la bocca, come per gridare, ma quello che esce non è un urlo.
Assomiglia più a un peto. Un enorme peto.
Il suo interlocutore intanto è scomparso, e al suo posto ora c'è un enorme corvo nero, grosso come un vitello, completamente nero, che la fissa, muto.
Dal suo becco spuntano denti, come quelli di un bambino.
"Mi hai chiamato, eccomi" gracchia il vitellocorvo completamente nero coi denti da bambino.
"E tu chi diavolo saresti?" geme lei, rannicchiandosi sul letto.
Il vitellocorvo la fissa, immobile. Apre il becco, poi lo richiude.
"Il chiodo nella tua testa".
Di fianco a lei, sulla parete, una macchia di umidità.
Guarda dritto davanti a se, senza abbassare lo sguardo. Sbatte le palpebre, una, due volte.
"Perchè ho come la sensazione che sia gia tutto finito?"
Silenzio.
"Pluff" risponde l'uomo davanti a lei "questo è il suono che fa un sasso quando cade nell'acqua".
E' solo in quel momento che Chiara si accorge dell'enorme chiodo conficcato nella testa di lui.
La mano si muove istintivamente verso la nuca.
Spalanca la bocca, come per gridare, quando sente qualcosa di freddo e metallico a contatto con le dita.
Spalanca la bocca, ma non esce ciò che si aspetta.
Spalanca la bocca, come per gridare, ma quello che esce non è un urlo.
Assomiglia più a un peto. Un enorme peto.
Il suo interlocutore intanto è scomparso, e al suo posto ora c'è un enorme corvo nero, grosso come un vitello, completamente nero, che la fissa, muto.
Dal suo becco spuntano denti, come quelli di un bambino.
"Mi hai chiamato, eccomi" gracchia il vitellocorvo completamente nero coi denti da bambino.
"E tu chi diavolo saresti?" geme lei, rannicchiandosi sul letto.
Il vitellocorvo la fissa, immobile. Apre il becco, poi lo richiude.
"Il chiodo nella tua testa".
sabato 5 gennaio 2008
I Delirio
venerdì 4 gennaio 2008
I Riflesso
Guardava il fumo levarsi, lento.
Aspettava che si spegnesse da sola. Non voleva calpestarla.
Decise che, quando la brace si fosse spenta e il fumo cessato, ecco, quello sarebbe stato il momento.
Non poteva attendere ancora.
"Potrei accendermi un'altra sigaretta intanto che aspetto, ma poi anche questa finirebbe... e non avrei il coraggio di spegnerla e la osserverei consumarsi pian piano e sarei di nuovo da capo..."
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